L'archeoastronomia è lo studio di come gli antichi interpretavano i fenomeni celesti, come li utilizzavano e quale ruolo avesse la volta celeste nelle loro culture. Clive Ruggles suggerì che questa disciplina scientifica non dovesse essere limitata solo allo studio dell'astronomia antica, ma alla ricchezza di interpretazioni che gli antichi trovavano nella volta celeste. Viene spesso gemellata con l'etnoastronomia, lo studio antropologico dell'osservazione del cielo (skywatching) nelle società contemporanee. Questa disciplina scientifica è anche strettamente legata all'astronomia storica, che utilizza documenti storici degli eventi celesti, e alla storia dell'astronomia, che usa documenti scritti per valutare le tradizioni astronomiche del passato.
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Il primo tipo di archeoastronomia è lo studio di vaste documentazioni e cronache sulle osservazioni dirette della volta celeste. Per esempio lo studio della vasta documentazione sulle cosiddette "stelle ospiti" dell'antica Cina. Sono oggetti simili a stelle che apparivano in cielo improvvisamente: furono di grande interesse per gli osservatori dell'antica Cina e spesso dettagliatamente registrate. Questi eventi sono stati associati a molti fenomeni transitori come comete, nove e, soprattutto, supernove. Durante gli anni sessanta, Alexander Thom fece una rigorosa ricerca sui monumenti megalitici inglesi, pubblicando i risultati sul Megalithic sites in Britain. Oltre a presentare la sua teoria della iarda megalitica, argomentò anche, con dati statistici, che la gran parte dei monoliti in Britannia sono orientati come veri e propri calendari. A suo avviso i monumenti indicano punti sull'orizzonte dove il Sole, la luna e le principali stelle sorgono agli estremi stagionali come il solstizio d'estate e d'inverno e gli equinozi d'autunno e primavera. |
Duecento anni fa non vi erano archeoastronomi professionali, solo archeologi dilettanti, astronomi e cultori di antichità, e alcuni dei loro lavori sono ora considerati precursori dell'archeoastronomia. I cultori britannici di antichità interpretavano l'orientamento astronomico delle rovine diffuse per la campagna inglese come fece William Stukeley per Stonehenge nel 1740, mentre John Aubrey nel 1678 e Henry Chauncy nel 1700 ricercarono simili principi astronomici alla base dell'orientamento delle chiese. Nel tardo XIX secolo astronomi come Richard Proctor e Charles Piazzi Smyth studiarono gli orientamenti astronomici delle piramidi egizie. Negli anni sessanta i lavori dell'ingegnere Alexander Thom e dell'astronomo Gerald Hawkins, che avanzò l'ipotesi che Stonehenge fosse un computer neolitico, ispirarono nuovo interesse sulle caratteristiche astronomiche degli antichi siti megalitici. Le ipotesi di Hawkins furono ampiamente respinte, ma non il lavoro di Alexander Thom, i cui risultati pertinenti alle indagini effettuate sui siti megalitici ipotizzavano l'esistenza di una pratica astronomica diffusa nelle isole britanniche. Euan MacKie, consapevole che le teorie di Thom dovevano essere verificate, effettuò degli scavi tra il 1970 ed il 1971 a Kintraw e nell'Argyllshire, dove si trovava un antichissimo sito. Fu trovata una piattaforma artificiale di osservazione, e tale verifica dell'ipotesi precedentemente avanzata da Thom spinse MacKie a verificarne le teorie anche per il circolo di pietre situato a Cultoon nell'Islay, ancora con un risultato positivo. Dopo queste numerose prove MacKie accettò ampiamente le conclusioni di Thom. Nonostante queste evidenze, una successiva ricerca sul campo eseguita da Clive Ruggles ritenne che le affermazioni di Thom su un'astronomia di grande precisione non fossero pienamente sostenute da prove. Gli studi di Thom furono di notevole importanza, e Krupp scrisse nel 1979, « Lavorando praticamente da solo Thom ha stabilito degli standard per le ricerche sul campo archeoastronomico e per le loro interpretazioni, che per i suoi sorprendenti risultati hanno alimentato per trent'anni numerose controversie». La sua influenza permane e la pratica di verifiche statistiche dei dati resta uno dei pilastri fondamentali dell'archeoastronomia. |
Archeoastronomia Verde
Il termine archeoastronomia verde nasce dopo l'uscita del libro Archeoastronomia nel Vecchio Mondo. Viene condotta con un approccio statistico particolare, normalmente per i siti preistorici nei quali l'evidenza sociale è relativamente scarsa se paragonata al periodo storico. Il metodo di base fu sviluppato da Alexander Thom durante la sua indagine estensiva sui siti megalitici britannici. Archeoastronomia Bruna
Complementari ai metodi condotti tramite statistiche sugli allineamenti dell'archeoastronomia verde, l'archeoastronomia bruna viene considerata più aderente alla storia dell'astronomia o alla storia culturale, nella misura in cui essa tende verso documentazione storica ed etnografica, per arricchire la sua comprensione delle astronomie primordiali, e le loro correlazioni con i calendari ed i rituali. I numerosi documenti sul costume e sulle credenze dei nativi, stilati dai cronisti spagnoli, stanno a significare che l'archeoastronomia bruna viene più spesso associata, nelle Americhe, agli studi sull'astronomia. Il tempio dei Guerrieri reca l'iconografia raffigurante serpenti piumati insieme a Quetzalcoatl o Kukulcan. Si ipotizza che vi sia una correlazione significativa tra l'allineamento dell'edificio verso il punto sull'orizzonte, dove la prima "stella" che appare nel cielo della sera è Venere, ed il fatto che questo evento possa coincidere con l'inizio della stagione delle piogge. Aveni dichiara che a Chichen Itza vi è un altro edificio associato al pianeta Venere nella forma di Kukulcan e alla stagione delle piogge, il Caracol. Questa è una costruzione formata da una torre circolare con porte prospicienti le direzioni cardinali. La base fronteggia la posizione più settentrionale di Venere. Inoltre i pilastri di uno stilobate sulla piattaforma superiore dell'edificio un tempo erano dipinti con colori nero e rosso, colori associati a Venere intesa come stella del mattino e della sera. Le finestre della torre, comunque, sembra fossero poco più che delle fessure, poco adatte quindi a filtrare la luce all'interno, ma fornendo un luogo idoneo per osservare l'esterno. |
Allineamenti Manufatti
Per i manufatti come il disco celeste di Nebra (si presume sia dell'età del bronzo) raffigurante il cosmo, l'analisi sarebbe simile alla tipica analisi dopo lo scavo come usata in altre sotto-discipline dell'archeologia. I manufatti vengono esaminati cercando analogie con i documenti storici o etnografici di altri popoli, in modo che altri archeologi possa essere accettata una spiegazione plausibile. Arte e iscrizioni
Etnografie Declinazione Per calcolare quali caratteristiche astronomiche riveste una struttura, necessita di un sistema di coordinate angolari: Le stelle. Durante una notte chiara e senza luna, si osserverebbero le stelle che ruotano attorno al polo celeste. Questo punto è a +90º se si sta guardando a Nord Polo Celeste, o −90º se si sta osservando a Sud il Polo Celeste.. I cerchi concentrici che le stelle tracciano sono le linee di latitudine celeste, individuate da uno specifico valore di declinazione. L'arco che collega tutti i punti intermedi fra i Poli Celesti è detto Equatore Celeste e ha una declinazione uguale a 0º. L'equatore celeste è costituito dai punti sull'orizzonte, se l'orizzonte è piatto. Le declinazioni visibili variano a seconda della posizione in cui ci si trova. Un osservatore al Polo Nord della Terra non potrà mai osservare stelle dell'Emisfero Celeste Meridionale di notte e viceversa, chi si trovasse al Polo Sud (vedi diagramma sottostante). Una volta che è stata misurata la declinazione del punto sull'orizzonte che fronteggia una struttura, è possibile affermare se un corpo celeste caratterizzato da uno specifico valore di declinazione può essere visto in quella direzione. Posizione solare Mentre le stelle sono fisse alle loro declinazioni il Sole non lo è. Il punto in cui sorge varia durante tutto l'anno, oscillando fra due limiti segnati dai solstizi, un po' come un pendolo che rallenta agli estremi, ma passa rapidamente attraverso il punto mediano. Se un archeoastronomo può calcolare tramite l'azimut e l'altezza dell'orizzonte sul quale un sito fu costruito, per vedere una declinazione di +23.5º, allora non si ha necessità di aspettare fino al 21 giugno per confermare che il sito è significativamente allineato per osservare il solstizio d'estate. Posizione lunare L'aspetto della Luna è molto più complesso. Il suo moto, come il Sole, è fra due limiti — conosciuti come lunastizi piuttosto che solstizi. Ad ogni modo, il percorso tra i lunastizi è considerevolmente più veloce: impiega soltanto un mese siderale per completare il suo ciclo, rispetto al tragitto annuo del Sole. La questione diventa inoltre complicata quando i lunastizi segnano i limiti del movimento della Luna che si sposta con un ciclo di 18,6 anni. Per oltre nove anni i limiti estremi della luna sono leggermente fuori dal campo dell'alba. Per la rimanente metà del ciclo, la Luna mai eccede i limiti del campo dell'alba. Ad ogni modo, molte osservazioni lunari hanno riguardato la fase della Luna. Il ciclo che va da una Luna nuova alla successiva, corre interamente in un differente ciclo, il mese sinodico. Così, quando si esaminano i siti in funzione del significato lunare, i dati possono sembrare meno precisi a causa della natura estremamente variabile della Luna. |